Andare alla kcco. Cambiare un regalo.
Lo scontrino, quello regalo, è nel fondo della busta.
Girare a vuoto e l’arte del parcheggiare.
Scommetto che c'è una striscia orizzontale in attesa. Sostanza trasversale. Parcheggio eseguito..
Accettabile come una piccola somma giocata al superenalotto. L’idiotes che mi fa dei segni. Ignorare.
(Bigliettino con insulti ritrovato al ritorno). Alla kcco c’è gente e c’è caldo con me siamo tre-nta.
Fila. Fila alla cassa. Fila da 25minuti e la mammina che con il giornalino dei premi sul bancone, sta scegliendo.
Una liturgia,, senza tempo né fine che crea fila e mette l’io di me lì, esattamente fisso come un carciofo in fila.
Attendere. Aspettare. Un cagnolino nascosto sotto il banco.
Differenza tra la mammina che sceglie i premi e me in fila profanato, che va in due sensi.
Penso all’esilio,, come sempre.
Comincio a sentir caldo.
“Ma oggi quanti punti ho accumulato ?” dice la mammina (il papà dietro sorveglia tutto come un gufetto, quelli con gli occhi grandi)… “oggi signora nulla, la promozione è finita” dice gentile la commessa, “se vuole le faccio vedere altro” … altro ? No questo colpo è ignobile!!
Sono in fila e mi convinco che la vita non è così breve come dicono.
Fa un passo in avanti il gufetto e poi si liscia e si strofina le polacchine viola elettrico.
Il cagnolino è immobile. Sarà finto.
Padri, giovani e madri e figli che fanno la fila. Penso. Bisognerebbe avere delle scuole per bambini-poeti
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