(stralcio)

Trovo tra i suoi "fogli" due lavori di rilievo
il primo parla del mandorlo,


Lei dice che è il tempo
poi che è il poeta quindi parla della curvatura,
la terra e l'aria e le zolle e infine introduce le anatre
che divorano lo spazio, per poi collocare tutto
nell'immaginario, Payot per l'appunto.
Il secondo lavoro invece è un "urlare" la parola "sole"
con un intercedere in crescendo, quasi musicale, un Bolero.


Payot al tempo della curvatura non c'era, forse è nato
proprio in quel momento. Nella fisica si legge che
per viaggiare nel tempo bisogna curvare lo spazio.
Io l'ho fatto letterariamente e mi sono ritrovato a Payot
ho viaggiato nel tempo usando le anatre. Ce ne sono anche
di arance lo sapeva ?
Il fatto poi che il poeta sia un albero forse deriva
dal pensiero di solidità che mi danno le piante, sa il senso
delle radici, e tutto quello che ne consegue

Ho l'impressione che Lei subisca l'intercedere degli eventi e che per questo
abbia bisogno di evocarli attraverso una pianta, che non si può muovere

Esatto, le piante sono la certezza che nulla cambierà, lei si
sveglia ogni mattina guarda fuori dalla finestra e loro
sono sempre là, al loro posto
si, cambiano aspetto con le stagioni ma non si muovono

Ma lei sostiene anche che la poesia è erranza

La poesia è errante ma il poeta no. Infondo viaggiare con la
parola mi soddisfa. Se il mandorlo è il Poeta allora io sono la poesia,
non so se rendo l'idea. Questo interscambio mi permette di viaggiare.

E il sole ? come iniziava quella sua poesia ?
«sole nella luce del sole/sole nei quadri dipinti e goffi»
direi che i versi che ho letto in quel foglio
hanno una loro dimensione temporale anche se sembrano
all'inizio messi li a caso, invece esiste una forma, un'architettura.

In quel foglio c'è la rinascita, alcune esperienze
sono nel tempo ma sono vissute come se fossero fuori del tempo
il passaggio di un dolore può far esplodere una stella
un sole ma l'esplosione genera calore
ed il calore riscalda, parlo di cose molto forti,
di momenti che non si vanificano. Li esprimo per fratture
anche ripetute in crescendo, una pioggia fitta di frammenti
«sole nei lunghi reparti / sole nei frammenti negli schianti di guerre
sole nei grigi, nelle tavole, nei piedi nudi che vedo»
sa penso che molte delle cose che scrivo
non conducono a niente


Segue 3 (finale)